Il temperamento di Marco Nava si flette, come canna di bambù, all’imperversare del risoluto e ribelle vento neoavanguardista: l’indole dell’esteta volge in due direzioni, fondamentalmente, e ivi trovano soluzione i suoi rebus esistenziali.
L’artista ferrarese addova, nella tela, la propria ridda di riflessioni e inquietudini: egli le dirime, traducendole in lievi seppur provocatorie astrazioni metafisiche figurate e altresì in dinamiche disaggregazioni della realtà.
La sua capace mano trasla l’ineffabile, trasponendolo dalla magione soprasensibile ad una dimora dalle pareti surreali.
Nell’annichilimento di ragione e sensatezza, l’autore ferrarese edifica delle pregevoli alternative figurate, ove i dettagli sensibili assumono nuove fattezze: nel frangersi dei dictat, si libera l’eloquio della poetica di Marco Nava.
Essa involve l’astante nella dimensione in cui l’interrogativo destabilizza e spaesa.
Nell’incertezza creata dall’incontro col diverso e con l’ignoto risiede, quindi, la chiave per risolvere l’enigma: la nascita di un pensiero altro, che diviene, poi, possibilità.
Così, l’avvicendarsi di annullamento e risveglio divengono l’incipit, che sancisce l’addivenire ad una maturazione personale, nel percorso evolutivo individuale.
– Maria Marchese
Opera in mostra
”Il canneto”
Colori a olio su tela
90 x 70 cm
“Il mio vocabolario è l’universo… un uomo è tanto più grande quanto universo ha in sé”
(Tancredi Parmeggiani)
Marco Nava celebra il Maestro, con un’opera che esprime l’individuo come essere in divenire: ciò accade quando quest’ultimo si nutre “del tutto”.
Raffaello Sanzio alligna la propria essenza ad un percorso personale, proficiente verso alti raggiungimenti intellettivi, artistici e altresì spirituali.