Ciò che rende unico un artista è la sua rielaborazione del reale in chiave soggettiva, al di là di convenzioni stilistiche o di mode passeggere. L’artista si situa sempre sulla sottile linea di confine tra demiurgo generatore e creatura generata: crea e modella la materia pur venendo da essa plasmato, in un moto perpetuo di co-creazione illimitata. Marco Zaffaroni infonde il soffio della vita in materiali solo apparentemente anonimi, pronti a trasformarsi in originalissime lampade da tavolo, ciascuna dotata di una propria individualità.
Non solo oggetti di design, dunque, ma anche pregiati manufatti d’arte, la cui lavorazione è frutto di un sapiente riciclo. L’artista milanese sa infatti valorizzare con cura ogni tipo di materiale, creando opere divertenti e giocose, in grado di accendere una “lampadina” anche nella mente dell’osservatore. Le sue creazioni sono talmente antropomorfe da instaurare un dialogo diretto con chi guarda, facendo leva su libere associazioni di idee legate alla cultura pop. L’intuizione di Zaffaroni, con quel guizzo scanzonato di chi non si prende mai troppo sul serio, produce manufatti artistici che, a seconda dell’interpretazione, diventano tipi psicologici, personaggi cartooneschi o fotogrammi di un film dal taglio surreale. Sulla scia degli oggetti ready-made di impronta dadaista, le lampade di Zaffaroni sono funambole sul filo sottile dell’ironia, pronte a donare un tocco di personalità all’ambiente. Forte di un’attenzione al dettaglio che bandisce ogni forma di banalità, l’artista neorinascimentale si merita un posto di tutto rispetto tra gli emergenti contemporanei.
– Angela Patrono
Opera in mostra
“Edward mani di forbice”
L’opera, chiaro omaggio al celebre film di Tim Burton, esalta forme ruvide e taglienti in una giocosa commistione tra materiali di riciclo e naturali.